Montegrimano 2013 – Impressioni – Immagini - Ricordi
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Impressioni – Immagini - Ricordi
Sabato mattina durante la colazione: la stanchezza della settimana passata si scontra con la felicità persistente dopo una serata passata a ballare tutti insieme.
Montegrimano è finito, si torna alla nostra vita fatta di impegni, lavori, stress ma il sorriso sui nostri volti non scompare per tutto il giorno: ci guardiamo l’un l’altro e sappiamo di aver appena trascorso una settimana unica nel suo genere.
Così quando il presidente Roberto Sambrotta si avvicina al nostro tavolo e ci chiede di scrivere un articolo su Montegrimano i miei pensieri vorticano di ricordi.
Il primo è una riflessione che mi porto dentro da un po’ e che riguarda tanti di noi praticanti di arti marziali che scelgono di non partecipare a questa settimana. La motivazione più comune che sento quando ne parlo (come al solito con i miei toni entusiasti ) è che avendo una settimana o poco più di vacanze ad agosto non è il caso di spenderla passandola tra il sudore e la fatica, con lo stress della sveglia alla mattina presto, degli allenamenti pesanti e incessanti, degli orari rigidi e della disciplina a cui saremmo sottoposti.
Vedere lo stage di Montegrimano sotto quest’ottica è fuorviante ma certamente verissimo. Si, ci si sveglia presto, sì non si può far tardi alla cena e al pranzo, sì le gambe diventano presto dei pezzi di legno e i lividi iniziano a formare costellazioni.
Quindi cosa c’è di bello e piacevole in questa settimana?
La possibilità reale di confrontarsi con quello che siamo e che possiamo essere; la volontà di arrivare in fondo che si scorna con il fisico che non riesce a piegarsi a questa fatica improvvisa; i sorrisi dei compagni che non smettono di sorreggerci.
Si forma come un vortice di energia positiva che ci porta a non fermarci mai nemmeno quando vorremmo farlo, ad affrontare ogni esercizio e momento della giornata con una forza spirituale del tutto superiore a quella cui siamo abituati.
Poi ci sono i momenti fondamentali, quelli che ti restano impressi nella mente a distanza di mesi lasciando un benessere latente che perdura.
Come quello dell’odore del nostro Vo Phuc quando si suda, quando è pieno di fatica ma che viene soppiantato dal profumo della menta durante l’allenamento mattutino in collina.
Un campo in cui ci siamo allenati non più tardi delle sette e quaranta fitto di piantine tenere da far invidia ai migliori chiringuito profumava per tutti noi; oppure l’incenso che permeava la palestra, come a voler convogliare gli spiriti benevoli all’interno per permetterci di tirare i calci più in alto o i pugni più forte.
Non è tutto. Lo spirito reale di questa settimana l’abbiamo vissuto durante ogni momento in cui ci siamo trovati a parlare dopo gli allenamenti.
Potersi confrontare con il sorriso degli insegnanti e dei nostri compagni ripagava di tutta la fatica fatta. Aiutarsi sempre, anche quando i piedi sono quasi rotti e non si riesce a scendere la famosa salita, portando la borsa oppure un compagno in spalla.
Cercarsi con gli occhi luminosi di stelle durante le serate e scoprire dentro gli sguardi la stessa voglia di continuare ed arrivare fino in fondo, senza fermarsi mai.
La corona di questo discorso è la presenza delle squadre: nel bene o nel male tutti sono costretti a farsi forza, a consigliarsi, a rimettersi in gioco.
Il fattore più importante è quello di creare qualcosa: la dimostrazione, lo spirito, la gara.
Questo è lo spirito reale di questo stage: rendere fertile il nostro giardino. Piantare dei nuovi semi vigorosi, farli crescere in un ambiente sereno.
La ciliegina sulla torta per me, praticante da poco meno di due anni, è stato partecipare alla festa di compleanno del Su Truong Roberto Vismara.
Durante la serata è stato proiettato un filmato di una decina di minuti che racchiude la sua storia. In un colpo mi sono resa conto di cosa significhi passare trent’anni a creare qualcosa di grande e vivo come il Qwan Ki Do in Italia.
Viola Tomasi