Stage in Algeria una Esperienza Unica
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Stage in Algeria una Esperienza Unica
"Cosa?... Dove vai?"
"in Algeria" e cosa vai a fare?!"
"ehm...c'è uno stage di Qwan Ki Do ma non so cosa farò... magari il cartonato. Ti farò sapere" dicevo ridendo.
Questa era più o meno la conversazione con chi, collega, amica, parente veniva a conoscenza dell'imminente viaggio a cui avrei preso parte.
Giovedì 3 Novembre, sveglia alle 3.00
Ultimate le ultime cose, si parte da Fiorenzuola con destinazione Linate dove incontriamo subito il Su Truong e il Minh Su Marcello Perrieri e dopo poco arrivano Tao Su Luca e Tao Su Antonio e con lo scalo a Parigi si aggiunge alla nostra squadra, Giam Su Ovidiu Covaci.
Finalmente arriviamo ad Algeri, dove ad aspettarci ci sono 36°...e Vo Su Farid Mously con tante altre persone, le stesse che ci avrebbero accompagnato in tutti gli spostamenti che ci avrebbero fatto compagnia per tutta la nostra permanenza (ed ho cominciato a capire che non sarei servita neanche per fare foto o video perché Haceene documentava tutto ciò che facevamo...)
Giam Su Lahcen, nel frattempo, aveva già raggiunto l'hotel e riunitici, tutti insieme siamo riusciti a visitare il centro, nei dintorni della "Grande Post" prendendo la metro e abbiamo mangiato in un ristorantino tipico dove abbiamo assaporato alcune specialità algerine.
Qui abbiamo iniziato il consueto scambio linguistico: noi insegnavamo parole italiane e loro ci insegnavano, o almeno ci provavano, parole arabe come SAHAFTOR (buon appetito) e SHUKRAAN che abbiamo poi vantato di sapere a cena dove eravamo ospiti a casa della famiglia di Nerima, una delle allieve di Vo Su Farid, una famiglia accogliente, ospitale, persone molto gentili e solari.
Il viaggio è iniziato bene.
Venerdì 4 Novembre
la solita equipe ci porta alla palestra dove si sarebbe tenuto lo stage.
Accolti come degli attori, in un modo a cui non sono abituata e che mi faceva sentire un po' in imbarazzo, i praticanti ci osservavano ci salutavano timidamente con un sorriso e un cenno di una mano e facevano foto.
Lo stage inizia, e su due turni di allenamento si alternano più di 500 bambini... Sì non ho sbagliato a scrivere! E la cosa più sbalorditiva è che alcuni bambini hanno percorso anche 1000 km per poter partecipare allo stage...
I bambini parlavano solo arabo quindi per noi è stato fondamentale l'aiuto degli istruttori e delle cinture nere che si sono messi a disposizione per tradurre ed assistere alla lezione.
Passavo tra le file correggevo, mi mettevo a fare gli esercizi con loro, mi divertivo; trapelava la loro curiosità, la loro voglia di imparare, si vedeva la loro energia e la voglia di fare, di mettersi in gioco.
Bambini che ci guardavano con la coda dell'occhio lasciando intravedere un piccolo sorriso, volevano che li si guardasse lavorare per dargli consigli o solamente per dare conferma del lavoro fatto nel modo giusto.
I loro occhi sorridevano e di conseguenza anche i miei.
E dopo le foto di gruppo, di rito, e un pranzo abbondante con altre specialità algerine, nel pomeriggio arriva anche Vo Su Hicham Gajdibi e ritorniamo "a la salle" dove stavolta si sono allenati i gradi: la prima ora la si è trascorsa studiando il co vo dao e durante la seconda, tecniche di difesa e impostazione delle tecniche di base.
Che difficoltà farmi capire!!!
Come i bambini, della mattina, i gradi hanno mostrato tanta voglia di fare, di capire, di progredire.
Sabato 5 Novembre
Prima dello stage, in presenza del Presidente della Federazione Arti Marziali Algerina e in onore degli Esperti interventi, un‘equipe esegue una bella dimostrazione.
E ora, tocca alle cinture nere e ai 4 cap e come il giorno prima si è alternato lo studio delle armi a quello dei Qwan Ki Do col Su Truong, delle difese personali con Giam Su Ovidiu e tecniche di combattimento con il Giam Su Lachen.
"Dovrete diventare delle spugne in questa ora, perché il programma è vasto e l’armonizzazione dei Quan Ky è importante, sarà impegnativo" diceva loro il Su Truong,
e loro non si sono tirati indietro.
"MOT- HAI- BA- BON" il Maestro mostrava i passaggi uno per uno, di quyen in quyen.
"MOT- HAI- BA- BON" mai fermi, chiedevano particolari e ripetevano
"MOT- HAI- BA- BON" gli si frammentava i movimenti di un passaggio difficile e loro scandivano sottovoce per memorizzare meglio e riprendevano il lavoro col sorriso sulle labbra e la determinazione negli occhi.
Dopo le foto e una cena regale con altri piatti tipici mi rendo conto che dopo poche ore sarebbe stata domenica e che saremmo dovuti tornare a casa.
Ed eccoci sulla macchina, nel viaggio verso l'aeroporto di Algeri con l'immancabile musica araba e francese a tutto volume che ha caratterizzato tutti i nostri spostamenti.
In questo soggiorno ho visto tanti palazzi in costruzione, cantieri in movimento, in tre giorni ho visto issare un pezzo di stadio nuovo e vedo la similitudine con questo popolo: persone che vogliono raggiungere degli obiettivi anche importanti e si impegnano per arrivarci, persone determinate, persone sorridenti, disponibili, ospitali e gentili.
"Sono andata per fare esperienza, sono andata ad assistere il Su Truong nell'insegnamento, per dare il mio contributo, se pur piccolo che sia" ecco cosa risponderò quando mi chiederanno cosa mai sono andata a fare in Algeria.
È stata una bella esperienza all'insegna delle parole dette male o inventate in francese e delle parole pronunciate male e già quasi dimenticate in arabo, delle risate, del divertimento, delle foto fatte con i praticanti algerini.
Negli occhi ho gli occhi dei bambini, i loro sorrisi, i visi felici di tutte quelle persone che ci hanno accompagnato a destra e manca, le ragazze e i ragazzi che timidamente chiedevano una foto insieme, l'intervista, paesaggi e stili di vita...
Grazie Su Truong per avermi incluso in questo viaggio e grazie a Vo Su Farid, al Presidente della Federazione Algerina, a tutti i ragazzi che ci hanno aiutato e ci hanno fatto trascorrere dei bellissimi giorni insieme.
MERCI BEAUCOUP ET A LA PROCHAINE.
Shukraan! Elisa Frasani